Recensione di RAFFAELE DE GRADA '92

Raffaele De Grada_Articolo Corriere della Sera del 26.04.1992

Immaginiamo un pittore che accumula quadri nel suo studio senza grandi soddisfazioni di critica e di pubblico e che abbia, tuttavia, la coscienza di avere sempre operato nella linea moderna e aggiornata. È questa l’idea che ci si fa vedendo le opere allegre, limpide, di chiara visione di Edoardo Krumm, a Milano.

Una linea aggiornata, dicevamo, nel campo largo della figurazione, il che, è un fatto notevole.

 

Infatti, dopo essere passato negli anni ’60 attraverso un periodo astratto, Krumm ha fatto tesoro di queste sue esperienze per giungere alle tecniche miste qui esposte che egli chiama Racconti senza descrizione, dove egli ci presenta “interni” animati da figure muliebri e da composizioni di oggetti dipinti con rapporti cromatici limpidi, adoperando pochi colori stesi con sapiente accostamento di gialli, rossi, bruni, lisciati in una tecnica che si avvale di lacche e di colle e che danno un piacevole risalto alla sua figurazione.

 

Per delineare la tradizione culturale cui si ispira Krumm, diremmo che egli parte dall’impressione fauve che riportò l’aria pulita nel tardo impressionismo informale, inquadrandola nell’impianto scandito a larghi spazi del cubismo con forti contorni tra un oggetto e l’altro, cosicché si gode la descrizione del tema senza gli indugi descrittivi del naturalismo e l’impaccio delle attenuazioni chiaroscurali.

 

Ne deriva una visione chiara, un po' fredda che non è tuttavia quella anonima della decorazione astratta. Krumm non vuol fare soltanto pittura, vuole descrivere le gioie della propria intimità ma anche ambienti dell’oggi, dove appaiono persone giovani che si affollano in caffè e luoghi di ballo.

Questi quadri ricordano le prime opere del movimento di Corrente che mescolavano arditamente spunti fauve ed espressionisti in grammatiche post-cubiste, i primi saggi di Cassinari e di Treccani ma anche quelli di Italo Valenti e personaggi minori come Casarotti e Donadelli. È assai strano che l’anziano Krumm, senza voler ripetere quel periodo felice, possa avere la freschezza d’un tempo tanto lontano.

Un’interpretazione possibile è che egli sia insoddisfatto di tanta pittura informale, che si è ripetuta negli ultimi anni, e che, riconducendosi a sua volta agli albori della protesta antiformalista (quella di Corrente si svolge contro il novecentismo), sia indotto a riaccendere i lumi dell’arte post-impressionista francese, quella di Othon Friesz e di Roger De La Fresnaye. A Parigi, nell’immediato dopoguerra, L’Ecole de Paris aveva dato, prima dell’epoca informale, ottimi pittori come Fougeron e Pignon, Talcoat ed Estève che passarono come eredi dei grandi della prima metà del secolo. Ciò per spiegare la gioventù figurativa dell’anziano pittore che ci insegna a non disperare della vita.

 

Raffaele De Grada

Corriere della Sera, Cultura ARTE

 26 aprile 1992

Interni animati con decorazioni astratte